Il medioevo monastico nella bassa val Susa: le certose di Banda e Montebenedetto
Le certose di Banda e Montebenedetto si trovano, a poca distanza l’una dall’altra, nell’area premontana della bassa
val Susa che fa da corona all’abitato di Villarfocchiardo. Esse furono fondate da frati che seguivano la Regola
certosina istituita da S. Brunone nel 1084, quando si ritirò in preghiera, con alcuni seguaci, sui monti francesi
della Chartreuse (dai quali poi l’ordine stesso derivò il nome). Per quanto analoga alle indicazioni di
S. Benedetto, la regola in questione tendeva a privilegiare la contemplazione e la preghiera ed a rifiutare il
lavoro manuale che generalmente veniva affidato a salariati ed a conversi, residenti nelle vicinanze del
convento. Oltre ciò, ai Certosini, venivano imposte lunghe ore di meditazione all’interno della propria cella,
un rigoroso silenzio e la perpetua astinenza da tutti i cibi contenenti grassi animali.
Col passare degli anni, tuttavia, queste rigide disposizioni si andarono man mano attenuando e sempre più
impellenti esigenze economiche, in un primo tempo scarsamente considerate, costrinsero i monaci ad individuare
luoghi sempre meno isolati e più vicini alle vie di comunicazione per fondare le loro abbazie. Proprio in questo
senso le due Certose sono tra loro complementari, in quanto sorte l’una in sostituzione dell’altra e rispondenti
a necessità profondamente diverse. Il tratto di mulattiera che collega le due abbazie, è stato recentemente
ripulito, attrezzato e segnalato, facendo parte di quel grande itinerario alpino, tracciato da Oulx alla
Sacra di S. Michele, che prende il nome di "Sentiero dei Franchi" (S.F.).
Certosa di Banda
L’abbazia di Banda, come già è stato detto, sorse in luogo del vicino monastero di Monte Benedetto, nella seconda
metà del XV secolo. Qui, infatti, esisteva una "Grangia", ovvero una sorta di fattoria che, assieme alle
analoghe aziende di Panzone e Comboira, era direttamente amministrata dal priore del convento ed affidata ai
conversi. La struttura del nucleo odierno (adibito a cascinale), ricalca in parte la tipologia dell’antica
Certosa: vi possono essere ancora individuati i resti del chiostro, la foresteria, la zona adibita ad abitazione
dei monaci. Un discorso a parte merita la chiesa. In essa, infatti, oltre ad alcune tele consunte raffiguranti
la Madonna e due Santi assolutamente indistinguibili, sono apprezzabili i goticheggianti stalli lignei del coro,
risalenti alla prima metà del ’400. Il tempio presenta una bella struttura ad una sola navata, ricoperta con
volta a crociera nel presbiterio ed a botte nella parte riservata ai fedeli. L’abbazia fu soppressa nel 1642,
per essere incorporata nel patrimonio della non lontana abbazia certosina di Collegno.
Certosa di Montebenedetto
Poco a monte, l’abbazia di Montebenedetto si caratterizza anch’essa come un piccolo borgo dall’aspetto assai
suggestivo in quanto isolato e posto al centro di una radura ombreggiata da fittissimi frassini. L’intero
complesso oggi appartenente a privati (quindi visitabile solo in parte) è attualmente utilizzato come alpeggio,
ma conserva, grazie alla splendida solitudine in cui è immerso, un fascino del tutto particolare. La chiesa
(forse un tempo dedicata a S. Francesco) è costruita in blocchi di pietra da concio non intonacati e presenta un
interno spoglio ad un’unica navata, coperta da una volta a botte a sesto acuto. Gli edifici circostanti, invece,
costituivano un tempo i locali comuni (cucina, refettorio, foresteria) ed il monastero vero e proprio, ove
trovavano posto le celle dei monaci ed un minuscolo chiostro. Sull’ingresso principale (oggi murato) dell’abbazia,
sono ancora visibili i resti di un ingenuo, ma policromo affresco quattrocentesco, rappresentante una Madonna
con bambino tra angeli.
I Certosini, che a quanto pare fecero la comparsa in Val Susa nel 1189 fondando la non lontana abbazia di
Madonna della Losa (sita fra Meana e Gravere) si trasferirono in questa valletta isolata, delimitata dai rii
delle Fontane e Mole-secco, attorno alla fine del XII secolo. Qui organizzarono una comunità economicamente
autosufficiente, che viveva grazie al lavoro dei frati conversi (ovvero privi di voti) e dei contadini salariati,
tutti sottoposti alla direzione del Padre Correrio (un vero e proprio amministratore). La Correria ed i locali in
cui risiedevano i lavoranti, si trovavano generalmente fuori delle mura della Certosa (mura ancora ben evidenti a
Monte Benedetto) e per questo motivo, nella vicina frazione sopra citata (che non a caso si chiama Molar Correria)
sono ancora oggi visibili alcune strutture, che un tempo costituivano la cappelletta e l’abitazione vera e propria
dei Conversi e dei famigli. Questa Certosa fu abbandonata tra il 1468 ed il 1498 e gradualmente sostituita dalla
vicina Abbazia di Banda; ciò avvenne anche a causa di alcune alluvioni (molto grave, secondo le cronache, fu
quella del 1473), provocate dalle improvvise piene dei piccoli rii già più volte menzionati.
Accesso: Le certose di Banda e Monte Benedetto, sono raggiungibili per strada asfaltata, seguendo la direttrice
Torino - Avigliana - S. Antonino di Susa - Villarfocchiardo. Superato il paese, si prosegue sulla SS. 24 in
direzione di Susa, percorrendo circa 2 Km, fino ad incontrare sulla sin. una deviazione, per la quale in circa
5 Km si raggiunge Monte Benedetto, passando per l’abitato di Banda (Km 20 da Torino).
Il quartiere di Losa e la sua antica abbazia
A monte di S. Benedetto e Banda, poco spostata verso la porzione superiore di valle, ancora sul versante destro
idrografico del bacino della Dora, sorge l’abitato di Losa, ove ebbe sede la prima abbazia certosina della val
Susa, abbazia dalla quale derivarono i monaci che poi, scendendo verso il fondovalle, fondarono in tempi diversi
Monte Benedetto e poi Banda.
Tra le case di Losa, generalmente ristrutturate in modo poco attinente all’ambiente circostante, si notano la
vecchia scuoletta elementare decorata con stelle e fiori sulla facciata e la chiesetta di S. Anna, sulla quale
svetta uno splendido campanile romanico. Sita in posizione panoramica sugli abitati di Susa e Gravere, la chiesa
fu parte di un’antichissima abbazia certosina, fondata all’inizio del XII secolo, sulle rovine di alcune celle
edificate dai Benedettini e da costoro abbandonate perché troppo esposte alle scorrerie dei Saraceni. Questi
monaci, che probabilmente utilizzarono le vecchie strutture dei loro predecessori, poste ove ora sorgono le case
del villaggio, innalzarono la chiesa allora composta dal campanile e dalla fabbrica oggi visibile sulla destra,
mentre la costruzione più grande, che si affaccia sul paese, è l’oratorio di N.S. delle Grazie, eretto in epoca
più tarda. I certosini di questa abbazia possedettero il versante di Valle compreso tra Mattie e Chiomonte
(donato loro da Tommaso I di Savoia), furono esentati da qualsiasi pedaggio e posti sotto la tutela militare del
Comune di Torino. Il cenobio, in ogni caso, pur essendo utilizzato fino al XIII secolo, cadde in stato di
semiabbandono già dal 1197, quando fu fondato il più grande monastero di Monte Benedetto. All’interno della
chiesetta più antica sono ancora oggi conservati alcuni affreschi tardogotici (rappresentanti gli Apostoli e
gli Evangelisti) ed una splendida icona lignea di scuola tedesca (XV sec.) su cui spicca la Vergine circondata
da numerose figurette di Santi (in inverno quest'opera è conservata nella parrocchiale di Gravere). All’abitato
di Losa si può pervenire anche con una strada carrozzabile, che partendo da Bastia supera, dopo svariati tornanti
il nucleo di Lodiera (m 1109 – km 6 complessivi).
Nella borgata Losa transita anche il "Sentiero dei Franchi" (S.F.) tracciato fra l’abbazia di Oulx e la Sacra
di S. Michele e praticamente congiungente tutti i monasteri della Valle (oltre i due già citali appunto
S. Benedetto e Banda), Novalesa esclusa.
Dalla terrazza posta alle spalle della piccola chiesa, affacciata sulla media valle di Susa, si gode una
splendida visione di Susa, Bussoleno e dell’elevato M.te Rocciamelone (3538 m).
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Testo e foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 24.01.2020

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