Don Carlo Gnocchi

Carlo Gnocchi, nasce a San Colombano al Lambro,
presso Lodi, il 25 ottobre 1902. Viene ordinato sacerdote nel
1925.
Il primo impegno apostolico è quello di assistente
d’oratorio.
Raccoglie stima, consensi e affetto tra la gente tanto che la fama
delle sue doti di ottimo educatore giunge fino in Arcivescovado:
nel 1936 è nominato direttore spirituale dell’Istituto
Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo
studia intensamente e scrive brevi saggi di pedagogia.
Nel 1940 l’Italia entra in guerra e molti giovani studenti vengono
chiamati al fronte. Don Carlo si arruola come cappellano
volontario, destinazione il fronte greco albanese.
Terminata la campagna nei Balcani, nel ‘42 don Carlo riparte
per il fronte, questa volta in Russia. Nel gennaio del ‘43
inizia la drammatica ritirata del contingente italiano: don Carlo,
caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei
soldati, viene miracolosamente raccolto su una slitta e
salvato.
Ritornato in Italia nel 1943, don Carlo inizia il suo pietoso
pellegrinaggio, attraverso le vallate alpine, alla ricerca dei
familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale.
In questo stesso periodo aiuta molti partigiani e politici a
fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: lui
stesso viene arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e
di attività contro il regime.
A partire dal 1945 viene nominato direttore dell’Istituto Grandi
Invalidi di Arosio e accoglie i primi orfani di guerra e i bambini
mutilati. Inizia così l’opera che lo porterà a
guadagnare sul campo il titolo più meritorio di "padre dei
mutilatini". Nel 1947, gli viene concessa in affitto, a una cifra
simbolica, una grande casa a Cassano Magnago, nel varesotto.
Nel 1949 l’Opera di don Gnocchi ottiene un primo riconoscimento
ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata
l’anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei
confronti delle piccole vittime della guerra, viene riconosciuta
ufficialmente con Decreto del Presidente della Repubblica. Nello
stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, promuove don
Carlo consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei
mutilatini di guerra. Da questo momento uno dopo l’altro, aprono
nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950),
Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950), Pozzolatico
(1951).
Nel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata viene sciolta e tutti
i beni e le attività vengono attribuiti al nuovo soggetto
giuridico creato da don Gnocchi: la Fondazione Pro Juventute,
riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica l’11
febbraio 1952. Nel 1955 don Carlo lancia la sua ultima grande
sfida: si tratta di costruire un moderno Centro che costituisca la
sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello
stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi,
viene posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi
dello stadio di San Siro, a Milano.
Il 28 febbraio 1956, la morte lo raggiungerà
prematuramente
L’ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a
due ragazzi non vedenti quando in Italia il trapianto di organi non
era ancora disciplinato da apposite leggi.
Il doppio intervento riuscì perfettamente. La
generosità di don Carlo anche in punto di morte e l’enorme
impatto che il trapianto ebbe sull’opinione pubblica impressero
un’rsquo;rsquo;accelerazione decisiva al dibattito. Tant'è che nel giro
di poche settimane venne varata una legge ad hoc.

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