Perché Santiago de Compostela era una meta così importante?
Il culto di Santiago che in italiano è San Giacomo Maggiore (così chiamato per non confonderlo
con l’omonimo apostolo, cugino di Gesù) ha in Spagna radici molto antiche, legate alla
tradizione cristiana e anche a precedenti riti celtici. Giacomo era figlio di Zebedeo e
Salomone fratello di Giovanni l’Evangelista e di professione faceva il pescatore: questo tra
l’altro fece sì che la conchiglia di San Giacomo (che poi sarebbe il guscio del mollusco che
noi chiamiamo Capasanta) diventasse un simbolo per tutti i pellegrini: la cucivano sui vestiti
per avere protezione dai pericoli della strada. Ma andiamo per ordine: Santiago era il patrono
di Spagna e secondo la tradizione avrebbe anche predicato sulle rive dell’Ebro.
La sua morte sarebbe avvenuta in Terrasanta, ma il suo corpo “decollato” sarebbe arrivato su
una navicella in Spagna e qui sepolto in Galizia. Nell’813 un eremita di nome Pelagio vide
delle luci soprannalutali in un campo vicino al suo eremo. Scavando nel luogo indicato trovò
quello che fu ritenuto il corpo del Santo. Secondo la tradizione Santiago apparve agli spagnoli
che combattevano contro i musulmani durante la battaglia di Cavjo, nel 842. Di qui il mito del
Santo, come guida nella vittoria contro gli infedeli. Fu anche questo elemento ad accrescere la
sua popolarità nel Medioevo e a far sì che nel luogo del ritrovamento del suo corpo nacessero
chiese e monasteri, ossia la città Santiago de Compostela, meta di pellegrinaggi da tutta Europa.
C’è chi sostiene che il luogo del ritrovamento fosse in realtà già un posto sacro per i Celti e
che il cammino di Santiago, ossia il percorso che i pellegrini compivano nel Nord della Spagna
per arrivare a Santiago, altro non fosse che un percorso sacro ai Celti.

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