Perché l’assemblea dei cardinali che elegge il pontefice viene chiamata conclave?
Per conclave si intende l’assemblea dei cardinali elettori sia il luogo dove i porporati, riuniti per
scegliere Il Papa, dimorano giorno e notte (senza contatti con l’esterno) fino all’avvenuta elezione.
Il nome, dal latino cum clave, “luogo chiuso a chiave”, deriva da quanto accaduto nel 1261 al palazzo
dei Papi di Viterbo, dove servirono 27 mesi per mettere d’accordo il sacro collegio ed elevare al
soglio pontificio Gregorio decimo. Fu un'elezione drammatica,« accelerata» dai viterbesi che, esasperati
dall’interminabile contrapposizione tra le fazioni cardinalizie, chiusero dentro i porporati- elettori
fino alla nomina (buttando la chiave) e poi dovettero scoperchiare il tetto dell’edificio per farli uscire.
Fu proprio Gregorio X nel Concilio di Lione del 1274 a sancire la necessità di procedere all’elezione in
conclave, cioè in un luogo chiuso, con cibi e bevande razionati. Nel primo millennio cristiano il
pontefice veniva eletto dai sacerdoti e dai fedeli di Roma. Niccolò II nel 1059 riservo l’elezione del papà
ai cardinali e ai vescovi; Alessandro III, nella 1179, riconobbe come idoneo a eleggere il successore di
Pietro il solo collegio dei cardinali, fissando il quorum a due terzi dei partecipanti. I quattro scrutini
al giorno per l’elezione del Papa (comunicata al mondo dalla fumata bianca) si tengono oggi nella
Cappella Sistina. Le schede delle votazioni senza esito vengono bruciate con carta e truccioli umidi
così da provocare una fumata nera.

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