Il Mortorio pasquale: a Villafalletto va in scena il funerale di Cristo
Villafalletto è un grosso paese della piana cuneese collocato allo sbocco delle vallate alpine del Maira e del
Varaita, ad una manciata di Km da Saluzzo sulla strada per Cuneo, famoso per aver dato i natali a Nicola Sacco,
anarchico che con Bartolomeo Vanzetti fu condannato, innocente, alla sedia elettrica a Boston nel 1927.
Questo tuttavia non è l’unico motivo per cui la località è conosciuta, ve ne è un secondo che vanta tradizioni
molto più antiche: il Mortorio pasquale.
Si tratta di una processione pasquale che ogni 4 anni assume le caratteristiche di Sacra rappresentazione,
diventando solenne per gli arredi che vi vengono usati (l’addobbo nero con cui viene rivestita la chiesa da
cui parte la processione) ed i figuranti che vi prendono parte i quali, in quell’occasione, superano il numero
di 500.
Il Mortorio pasquale, come detto, ha tradizioni antiche; tipica manifestazione barocca figlia della Controriforma,
risale sostanzialmente al 1622, anno in cui venne eretta la Compagnia della Misericordia, intitolata a
S. Giovanni Decollato. Tra le finalità della Confraternita, sorta soprattutto per fornire l’ultimo conforto ai
condannati a morte, vi erano anche gli obblighi di organizzare le funzioni di preparazione alla Pasqua e di
partecipare alla processione del Giovedì Santo in abito nero con cappuccio. Era questa, sostanzialmente, una prima
rudimentale versione del Mortorio Pasquale che prenderà forma, con tale denominazione, soltanto il secolo
successivo, nel 1715. In questa data, infatti, negli Statuti della Compagnia si parla di rito solenne del Funerale
di Cristo (questo in effetti vuole essere il Mortorio pasquale), preceduto dal rito della deposizione dalla croce,
eretta nella chiesa seicentesca di S. Giovanni Decollato e concluso con la tumulazione, all’interno della stessa
chiesa.
Oggi il Mortorio solenne si svolge ogni 4 anni nell’anno bisestile (negli altri anni una semplice processione
pasquale animata dai fedeli) ed inizia con la discesa della statua del Cristo (a grandezza naturale), da una croce
eretta nella chiesa suddetta completamente addobbata di nero, ove è sostanzialmente riprodotto il diorama del
Calvario, con il Cristo in mezzo ai ladroni.
Dall’anno 2000, la celebrazione si svolge il martedì di pasqua (un tempo si svolse prima il giovedì, quindi
il venerdì) onde non recare intralcio alle altre funzioni e naturalmente, con un numero così grande di
partecipanti, coinvolge non solo buona parte degli abitanti del paese, ma richiede anche la partecipazione di
esterni.
Appena deposta, la statua viene adagiata su una portantina a forma di barella e viene portata in giro per le vie
del paese, coperta da un baldacchino, preceduta e seguita da unl’immensa folla di figuranti: tra confratelli
incappucciati con raganelle e tarabachi, tre angeli con trombe e corni che intonano il Dies Irae, la grande
croce portata da un incappucciato, scortata da altri confratelli con lanternoni, seguono soldati in divisa
settecentesca con tamburi e lo stendardo del Mortorio, recante l’effigie della testa decollata di S. Giovanni
Battista (cui è appunto intitolata la Compagnia che tutt’oggi organizza la manifestazione).
Passano quindi le rappresentazioni dei 15 misteri della Passione e morte di Cristo, quindi soldati a cavallo ed una
fila di angioletti reclutati fra i bimbi delle scuole del paese, ancora il coro degli angeli ed il coro della
Cantoria. Ancora, incappucciati con la testa di S. Giovanni su un vassoio i membri della Confraternita locale
più altre numerose Confraternite, invitate, provenienti dai paesi vicini.
A questo punto sfila il gruppo che
trasporta il Cristo morto, portato a spalle, quindi il lenzuolo della Sindone, retto da tre confratelli e
scortato da Carabinieri in uniforme,
la reliquia della Croce, portata dal parroco, le tre Marie in lutto,
le Consorelle, vestite in giallo e nero, che recano a spalle una grande statua della Vergine Addolorata,
20 orfanelle ed il grande gruppo di Pellegrini con saio e bordone.
Chiudono la processione le autorità civili e militari.
Effettuato un percorso ad anello che si chiude presso la chiesa della Confraternita, la manifestazione si
conclude con l’inumazione di Cristo, calato in una botola del palco tra frastuono di tamburi e raganelle. La banda
intona il Vexilla Regis, composto nel 1786 appositamente per il Mortorio. È la glorificazione del Cristo e
l’annuncio della sua resurrezione; un messaggio di speranza e di fede destinato a far comprendere che la morte,
secondo la visione cristiana, non è per sempre.
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Testo e foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 03.10.2019

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