Breve storia della Santa Sindone
Drappo funebre nel quale fu avvolto, secondo la narrazione
evangelica (Mat., 27, 59; Marco, 15, 46; Luca, 23, 52), il corpo di
Gesù Cristo quando venne deposto nel sepolcro.
Dell’esistenza della Santa Sindone si hanno notizie a partire dal
VII sec. In un primo tempo si credette che fosse conservata a
Gerusalemme, poi a Costantinopoli.
Notizie certe si hanno solo da quando, nel 1353, entra in possesso del
nobile francese Goffredo di Charny, signore di Lirey.
Nel 1453 la Sindone viene ceduta a Ludovico I, secondo duca di
Savoia, che l’espone a Chambéry.
Nel 1506 il Papa autorizza ufficialmente il culto della Sindone e
ne fissa la ricorrenza liturgica il 4 maggio.
Il 4 dicembre 1532
scoppia un incendio nella sacrestia della cappella di
Chambéry e il lenzuolo è danneggiato e causa al
lenzuolo notevoli danni che saranno riparati nel 1534 dalle
Clarisse della città.
Nel 1578 l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo vuole
recarsi a piedi a Chambéry per venerare la Sindone come
ex-voto per la fine della peste. Emanuele Filiberto di Savoia
trasferisce a Torino il Sacro Lino per rendere meno onerosa la
fatica del viaggio all’arcivescovo.
Il vero motivo del trasferimento è politico.
La politica sabauda sposta il centro politico-amministrativo da Chambéry a Torino.
A suggello religioso di questa decisione Emanuele Filiberto trasferisce
la Sindone da Chambéry a Torino il 14
settembre 1578.
In un primo momento la Sindone viene posta nella chiesa di S.
Francesco, poi viene trasferita a Palazzo Reale. Nel 1694 trova
definitiva sistemazione nella cappella progettata dal Guarini.
Nel 1578, quindi, la Sacra Sindone fa il suo ingresso a Torino ed
è in occasione di questo evento che avviene la prima
Ostensione. Molte Ostensioni si susseguono in occasione dei
matrimoni e di ricorrenze particolari di Casa Savoia.
Nel 1898, durante un’Ostensione, l’avvocato Secondo Pia fotografa
la Sindone. Nello sviluppo del negativo si scoprono dei particolari
che non erano ben visibili nel positivo.
Nel 1997 un incendio distrugge buona parte della cappella e la
Sindone, messa in salvo dai vigili del fuoco, è
conservata in un luogo segreto sino all'ostensione programmata
per l'aprile successivo per poi essere nuovamente custodita nel
duomo di Torino in una nuova teca protetta da particolari
tecnologie.
Essa consiste in un lenzuolo di lino di 4,36×1,10 m, sul
quale è impressa la doppia immagine, frontale e dorsale, di
un corpo umano. Sulla natura di tale immagine si sono accese molte
discussioni: sembra peraltro possibile ammettere che si tratti
realmente di un lenzuolo servito ad avvolgere un cadavere;
l'immagine, che appare in negativo, potrebbe essere stata
determinata dalla fissazione sul tessuto, dovuta, ad es. al sudore,
in corrispondenza con le zone di contatto con la pelle, di sostanze
aromatiche spalmate sul tessuto stesso.
L'autorità ecclesiastica, pur permettendo la venerazione
della Santa Sindone, non ne ha mai dichiarato
l'autenticità, messa in dubbio altresì da
numerose perizie scientifiche. Nel 1988 il cardinale Ballestrero
comunicò che le indagini effettuate con il carbonio 14
presso tre università (dell'Arizona, di Oxford e di
Zurigo) facevano risalire il drappo agli anni 1260-1390; la
reliquia conserva comunque il suo valore come oggetto di culto. La
festa della Santa Sindone si celebra il venerdì successivo
alla seconda domenica di Quaresima.

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