Il tempio valdese di Bobbio Pellice
Nel 1555 l’intera popolazione del Comune di Bobbio aveva “abbracciato l’Evangelo”; si deve quindi supporre che anche
a Bobbio la comunità si sia riunita nella chiesa cattolica di proprietà del Comune, che fu adattata al culto
riformato.
Ma nel 1560 vi fu ristabilito, almeno ufficialmente, il culto cattolico, ad opera delle truppe ducali
acquartieratesi a Villar in autunno. Tuttavia la cosa non duròa lungo.
Di fronte alle intimazioni del duca, il 21 gennaio 1561, al Podio, borgata situata sopra a Bobbio, si riunì
un’assemblea di pastori e capi famiglia, alla quale parteciparono anche dei pragelatesi. Vi fu approvato un
documento, detto “Patto d’unione”, in cui i Valdesi decisero di difendere il proprio diritto di esistere come
chiesa riformata e di resistere al duca.
La reazione ducale non si fece attendere e le ostilità coinvolsero tutte le Valli con il solito triste contorno
di saccheggi e distruzioni.
Finalmente l’accordo di Cavour riconobbe a Bobbio la libertà di culto e concesse l’apertura di un proprio tempio
che, secondo Jalla, fu costruito nei pressi della chiesa cattolica; questa finì per andare in rovina. Tutta
la parrocchia fu riorganizzata ed anche i quartieri più lontani ebbero il loro luogo di culto: la Sarsenà,
a monte delle pareti rocciose che sovrastano Sibaud, gli Armaglì, nella Comba di Giaussarand, il Cairus fra
Bobbio e Villanova e la Romana nella Valle dei Carbonieri.
Ai primi del ‘600 l’arrivo di numerosi rifugiati provenienti dal Delfinato e dal Marchesato di Saluzzo accrebbe
il numero di frequentatori del tempio che risultò insufficiente. Nel 1603 a Bobbio, come a Villar, si decise di
ingrandire il tempio del centro utilizzando le rovine della chiesa cattolica, ma venne conservato l’antico
campanile, isolato e ritto su uno sperone roccioso.
Anche in questa zona tutti i templi (tranne quello del Cairus) furono distrutti tra il 1655 e il 1686: rimase
in piedi solo il campanile del centro.
Dopo il rimpatrio il tempio venne ricostruito ai primi del ‘700, ma la data è incerta. Un documento visto da
Jalla, redatto tra il 1704 e il 1708, ci ricorda che, prima dell’esilio, il campanile di Bobbio era più bello di
quello di Torre, ma che non poté essere ricostruito. Se ne deduce che il tempio era già stato ricostruito,
mentre il campanile lo sarà solo più tardi.
Non vennero più ricostruiti i templi quartierali degli Armaglì e di Sarsenà (del quale peròsi è conservata
memoria fino al nostro secolo). Rimasero invece in uso quello del Podio, che il Gilly vide nel 1829 salendo al
colle Giuliano (e si riposò“sedendosi all’ombra del suo tetto” aggettante sulla mulattiera) e quelli della
Romana e del Cairus, dove furono tenuti culti regolari almeno fino alla metà del secolo scorso. In seguito
entrambi i templi furono adibiti a scuole, finché lo spopolamento quasi totale dei Valloni più alti non le
privò di allievi.
Nel 1880 l’incrinarsi della grande trave di colmo del tetto rese necessario un restauro generale.
Vennero innalzate delle colonne per sorreggere il tetto e, con un artifizio di carpenteria, si ottennero falsi
archi che poggiano sulle colonne, creando una ripartizione interna in tre navate.
Gli ultimi interventi eseguiti sono stati la tinteggiatura interna e la sostituzione del pavimento nel 1984,
la tinteggiatura esterna nel 1985.
Dati utili
Culto: domenica ore 10,30
piazza XVII Febbraio 3
tel. 0121 1976502
e-
Pastore: Davide
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Foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 09.08.2022.
Approfondimento valdesi

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