Il tempio valdese di Prarostino
Prarostino ha sempre formato una sola comunità valdese con Roccapiatta. Nell‘accordo di Cavour del 1561, però,
è menzionata solamente Roccapiatta ed infatti, fino al XVII secolo, i documenti ufficiali della chiesa parlano
unicamente della chiesa di Roccapiatta e, solo rare volte, di «Roccapiatta e Prarostino», in quanto sia
il tempio sia la residenza del pastore si trovavano nella prima località, in borgata Rostagni.
L’art. V delle «Patenti di Grazia» del 18 agosto 1665 ribadì che il culto poteva essere tenuto solo a
Roccapiatta, mentre i Valdesi potevano risiedere «nei loro luoghi abituali, cioè a Prarostino,
San Bartolomeo e Roccapiatta...».
Dopo il rimpatrio, nel 1692 fu eretta a S. Bartolomeo una capanna col tetto di paglia; tale costruzione
fu implicitamente riconosciuta da un editto speciale di Vittorio Amedeo II.
Nel 1699 furono acquistate a S Bartolomeo dalla chiesa valdese un orto e tre case, di cui una diroccata
per costruirvi il presbiterio, visto che il pastore vi si era stabilito ed il maestro vi aveva
organizzato «l‘école des grands».
In questo periodo, per timore di perdere il diritto di predicare a Prarostino, fu trascurato il tempio di
Roccapiatta ed il culto fu tenuto di preferenza a S. Bartolomeo.
Nel 1724 un violento temporale scoperchiòla capanna, il tetto fu restaurato sostituendo le lause alla
paglia; questo fatto procuròdei fastidi con le autorità le quali finirono peròper acconsentire alla
costruzione di un piccolo edificio in muratura, assai modesto se un documento ufficiale due anni dopo lo
cita come «la grange de St Barthélemi».
La «capanna» di S Bartolomeo fu poi ufficialmente riconosciuta dall‘editto del 20 giugno 1730.
Questo editto riconosceva finalmente, il diritto ad avere un luogo di culto a S. Bartolomeo, purché non
venisse né ingrandito né restaurato.
Da questo momento il culto principale continuòad essere tenuto a S Bartolomeo, sebbene il pastore fosse
obbligato a risiedere ai Rostagni, mentre il tempio di Roccapiatta cadde in progressivo disuso,
in particolar modo dopo che il tetto fu danneggiato da una nevicata nell’inverno 1744.
Pochi anni dopo, il 25 marzo 1752 un violentissimo temporale scoperchiò in parte il tempio di Prarostino.
Visto che non lo si poteva restaurare, si decise di ripristinare il tempio di Roccapiatta (il che richiese
alcuni anni), dove vennero nuovamente tenuti i culti per un trentennio.
Nel 1783 si poté provvedere finalmente al restauro della «capanna», grazie all‘intervento del rappresentante
britannico presso la Corte sabauda.
Il ritorno di culti regolari a S, Bartolomeo causòdecise proteste da parte degli abitanti di Roccapiatta.
Il Sinodo soddisfòparzialmente le richieste degli abitanti di Roccapiatta, stabilendo all’art. 10 che il
culto si sarebbe tenuto una volta al mese a Roccapiatta, visto che la maggior parte della popolazione della
chiesa si recava al culto al «nouveau temple» e avrebbe avuto difficoltà a recarsi a Roccapiatta (il povero
pastore, invece, non ne doveva avere, dato che continuava ad abitare ai Rostagni).
Nel 1822 vennero mossi, da parte dei Comuni di Prarostino e Roccapiatta, i primi passi per ottenere
l‘ampliamento del tempio del 1783.
La Regia Intendenza, con un decreto del 24 maggio 1822, approvòl’ampliamento.
Solo nell’anno 1837 si poterono iniziare i lavori, anche grazie all’interessamento del Beckwith.
In questo stesso periodo anche a Prarostino suscitòmolte difficoltà la proposta di abbandonare i
vecchi banchi di famiglia.
Dati utili
via Monnet 4
tel. e fax 0121 500765
Pastore: Donato Mazzarella
Come arrivare
Da Torino a Pinerolo per la A 55 e di qui, lungo la tangenziale, si devia seguendo le indicazioni per S. Secondo di Pinerolo, che dista 5 km dal centro della cittadina. Senza entrare nel centro del paese si devia a destra e si segue una strada che, in 8 km, raggiunge il villaggio di S. Bartolomeo, capoluogo del Comune di Prarostino (km 51 da Torino).
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Foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 09.08.2022.
Approfondimento valdesi

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