I luoghi di culto valdesi
È probabile che nei periodi della clandestinità i valdesi tenessero le loro riunioni e i loro culti
in luoghi segreti e nascosti proprio come i primi cristiani, questa ipotesi storica ha preso piede
nell’Ottocento e a tale riguardo sono stati individuati dei siti all’interno delle Valli Valdesi che
ben rappresentano questi primi luoghi di preghiera. Sono ambienti nascosti e di difficile accesso consistenti
perlopiù in grotte naturali, in particolare ne sono stati identificati due: la Ghieisa d’la Tana che
si trova nei boschi di Angrogna e Roca Ghieisa ubicata nel territorio di Roccapiatta, frazione di
Prarostino. Secondo la tradizione furono questi i primi templi delle Valli Valdesi.
Per i valdesi il tempio non è un luogo sacro ma rappresenta unicamente lo spazio dove si incontrano i
credenti che formano l’assemblea che rappresenta la chiesa vera e propria. Così nei primi secoli del
movimento valdese queste riunioni avvenivano generalmente in case private o scuole e, nei periodi di maggiore
repressione, nei luoghi segreti. Ai tempi delle persecuzioni spesso erano i barba, i predicatori
itineranti, a guidare questi incontri di preghiera che consistevano in momenti di preghiera e di
meditazione di passi della Bibbia.
In seguito all’adesione alla Riforma protestante i valdesi uscirono dalla clandestinità e iniziarono
la costruzione dei templi, la prima notizia di un culto pubblico all’interno di un tempio valdese
risale all’anno 1555 e riguarda il villaggio di San Lorenzo di Angrogna. Già quello stesso anno gli
abitanti di Angrogna iniziarono la costruzione di un secondo tempio in località Serre perché quello di
San Lorenzo non era sufficiente ad accogliere i protestanti che giungevano anche dai villaggi vicini e
dalla pianura. Da quel momento in poi i templi nacquero un po’ ovunque all’interno delle Valli Valdesi,
erano edifici estremamente semplici ma piuttosto capienti, l’arredo era molto povero per non dire quasi
inesistente, poteva consistere in un tavolo per il predicatore e qualche rustica sedia che accoglieva le
persone che non potevano restare in piedi. Durante le repressioni dei secoli XVI e XVII i templi vennero
completamente distrutti ma vennero ricostruiti negli anni che seguirono.
Ancora oggi i templi valdesi si presentano piuttosto spogli al loro interno e del tutto privi di immagini
sacre, di solito un tavolino accoglie una Bibbia, sempre aperta, mentre l’arredo più vistoso è il pulpito su cui
sale il pastore per essere visibile da tutti i fedeli che prendono posto all’interno dei banchi. Alle pareti sono
affissi i Dieci comandamenti e dei quadri in legno con dei numeri componibili che indicano i canti che vengono
intonati durante il culto, a volte può comparire una frase con riferimenti biblici all’interno o all’esterno del
tempio. Una o più grandi stufe in ghisa sono presenti all’interno dei templi storici per bruciare la legna che,
nel periodo invernale, attenua il freddo intenso che caratterizza questi grandi ambienti. Sulla facciata esterna
di molti templi è dipinto lo stemma valdese: il candelabro circondato da sette stelle con la scritta LUX LUCET IN TENEBRIS.
Normalmente questi edifici sono chiusi, vengono aperti in occasione della celebrazione del culto che quasi
ovunque ha luogo la domenica mattina. Durante il culto avviene la lettura di passi della Bibbia, la predicazione
da parte del pastore, poi preghiere e canti; in alcune occasioni viene celebrata anche la Santa Cena con la
distribuzione del pane e del vino a tutti i fedeli.
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Testo e foto di Enrico Bertone. Pubblicato il 02.05.2014
Approfondimento valdesi

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