La Chiesa dei Battuti Neri
Già chiesuola di S.Rocco, divenuta dopo il 1632 Chiesa della
Confraternita della Misericordia sotto l’invocazione di S.Giovanni
Decollato.
La chiesa, così com'è oggi, fu restaurata nel
1789 (come da un’rsquo;iscrizione sull’altare di S.Rocco) con gli stucchi
dei due altari laterali, risalenti al 1695, sicuramente le cose
più pregevoli di tutto l’edificio.
L’altare di destra, con l’ancona che rappresenta l’Angelo custode, è decidata a
S.Valentino, quello di sinistra a S.Rocco in una tela con
S.Sebastiano e la Vergine in cielo.
Secondo B.Alasia (p.221) la volta attuale sostituì quella lignea nel 1787, mentre per
A.Leone (p.114) ciò avvenne solo nel novembre del 1829, mese
in cui i pittori Felice Vacca e Vincenzo Radicati di Torino ne
iniziarono la decorazione "imitando perfettamente il disegno che
già presentava la pittura antica della chiesa".
I tre riquadri che ornano la volta a botte rappresentano:
· la predicazione di S.G.Battista nel deserto;
· il Battista in carcere;
· la gloria di S.G.Battista.
Nel presbiterio, i due pittori realizzarono uno squarcio di cielo con putti, mentre a lato
dell’altare maggiore dipinsero due ovali con il "Battesimo di
Gesù" e la "Predicazione del Battista".
Sulle pareti, a centro chiesa, A.Leone azzarda l’attribuzione al braidese Pietro
Paolo Operti (1704-93) per le due amplissime rappresentazioni:
· la nascita del figlio di S.Elisabetta al cospetto di
S.Zaccaria;
· l’intimazione del "non licet" di S.Giovanni ai
coniugi reali.
Sia i tondi che questi ultimi affreschi furono assai
rovinati durante un restauro del 1862 ad opera di un certo Filippo
Grippa.
Del 1845 sono i due confessionali, che fanno simmetria con
la bussola della porta, sulla quale fu sistemato nel 1837 l’organo,
opera di Bussetti di Rivoli.
Nel 1862 viene restaurato l’altare maggiore marmoreo ad opera di Luigi Cocchi di Carmagnola; sopra
sono sistemate le statue in stucco di S.Zaccaria e di S.Elisabetta,
forse di Carlo Piazza, tra esse è la pala centrale,
raffigurante la decollazione del Battista sullo sfondo di un
importante disegno architettonico.
S'addossano alla parete due lesene in finto marmo di Verona scanalate, terminanti in capitelli
corinzi dorati, reggenti il frontone nel cui timpano è il
"Piatto" con il capo reciso del Martire e sopra, in "magnifico
effetto di luce", il fatidico motto "non licet" circondato da una
raggiera dorata. Sovrastano due angeli in stucco muniti di lunghe
trombe annuncianti "Vox clamantis in deserto, parate viam Domini;
rectas facite semitas eius" inciso in grosse lettere su lapidi.
Fausto Cozzani

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