Augusta, 31 ottobre 1999
4.1 Incapacità e peccato
dell’uomo di fronte alla giustificazione
19. Insieme confessiamo che, l’uomo dipende interamente per
la sua salvezza dalla grazia salvifica di Dio. La libertà
che egli possiede nei confronti degli uomini e delle cose del mondo
non è una libertà dalla quale possa derivare la sua
salvezza. Ciò significa che, in quanto peccatore, egli
è soggetto al giudizio di Dio, e dunque incapace da solo di
rivolgersi a Dio per la sua salvezza, o di meritarsi davanti a Dio
la sua giustificazione, o di raggiungere la salvezza con le sue
proprie forze. La giustificazione avviene soltanto per opera della
grazia. Dal fatto che cattolici e luterani confessano insieme tutto
questo, deriva quanto segue.
20. Quando i cattolici affermano che l’uomo, predisponendosi
alla giustificazione e alla sua accettazione, «coopera»
con il suo assenso all’azione giustificante di Dio, essi
considerano tale personale assenso non come un’azione
derivante dalle forze proprie dell’uomo, ma come un effetto
della grazia.
21. Secondo la concezione luterana, l’uomo è incapace
di cooperare alla propria salvezza, poiché, in quanto
peccatore, egli si oppone attivamente a Dio e alla sua azione
salvifica. I luterani non negano che l’uomo possa rifiutare
l’azione della grazia. Quando essi sottolineano che
l’uomo può solo ricevere la giustificazione mere
passive, negano con ciò ogni possibilità di un
contributo proprio dell’uomo alla sua giustificazione, senza
negare tuttavia la sua personale e piena partecipazione nella fede,
che è operata dalla stessa parola di Dio (cfr. Fonti del
cap. 4.1).

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