Augusta, 31 ottobre 1999
4.4 L’essere peccatore del
giustificato
28. Insieme confessiamo che nel battesimo lo Spirito Santo unisce
l’uomo a Cristo, lo giustifica e effettivamente lo rinnova. E
tuttavia il giustificato, durante tutta la sua vita, non può
mai fare a meno della grazia incondizionatamente giustificante di
Dio. Inoltre l’uomo non è svincolato dal dominio che
esercita su di lui il peccato e che lo stringe nelle sue spire
(cfr. Rm 6, 12-14), né egli può esimersi dal
combattimento di tutta una vita contro l’opposizione a Dio
che proviene dalla concupiscenza egoistica del vecchio Adamo (cfr.
Gal 5, 16 ; Rm 7, 7.10). Anche il giustificato deve chiedere ogni
giorno perdono a Dio, così come si fa nel Padre nostro (Mt
6, 12 ; 1 Gv 1, 9) ; egli è continuamente chiamato alla
conversione e alla penitenza e continuamente gli viene concesso il
perdono.
29. Ciò è quanto i luterani vogliono intendere
affermando che il cristiano è «al tempo stesso giusto
e peccatore». Egli è del tutto giusto, poiché
Dio, attraverso la Parola e il sacramento, gli perdona i peccati e
gli accorda la giustizia di Cristo, che egli fa propria nella fede
e che lo rende giusto in Cristo davanti a Dio. Tuttavia, guardando
a se stesso egli riconosce, per mezzo della legge, di rimanere al
tempo stesso e del tutto peccatore, poiché in lui abita
ancora il peccato (1 Gv 1, 8 ; Rm 7, 17.20) ; infatti, continua a
riporre la sua fiducia in false divinità e non ama Dio con
quell’amore indiviso che Dio, in quanto suo creatore, esige
da lui (Dt 6, 5; Mt 22, 36-40 e parr.). Questa opposizione a Dio
è in quanto tale un vero e proprio peccato. Ma, grazie ai
meriti di Cristo, il potere assoggettante del peccato è
vinto. Non è più un peccato «che domina»
il cristiano, poiché esso è «dominato»
mediante Cristo al quale il giustificato è unito nella fede
; così il cristiano, finché vive sulla terra,
può condurre pur in modo discontinuo una vita nella
giustizia. E, nonostante il peccato, il cristiano non è
più separato da Dio, poiché, nato di nuovo mediante
il battesimo e lo Spirito Santo, ritornando quotidianamente al
battesimo, egli riceve il perdono del suo peccato, per cui il suo
peccato non lo condanna più e non è più per
lui causa di morte eterna. [15] Quindi, affermando che il
giustificato è anche peccatore e che la sua opposizione a
Dio è un vero e proprio peccato, i luterani con ciò
non negano che egli, nonostante il peccato, non sia separato da Dio
in Cristo né che il suo peccato sia un peccato
«assoggettato». Nonostante le differenze nella
concezione del peccato del giustificato, essi concordano su
quest’ultimo punto con la parte cattolica.
30. I cattolici considerano che la grazia di Gesù Cristo
conferita nel battesimo, toglie tutto ciò che è
«veramente» peccato, tutto ciò che «merita
la condanna» Rm 8, 1), [16] ma che resta nell’uomo
un’inclinazione (concupiscenza) che viene dal peccato e
spinge al peccato. Poiché i cattolici sono convinti che il
peccato umano comporti sempre un elemento personale, essi
considerano che l’assenza di tale elemento non permette
più di chiamare peccato nel senso proprio del termine
l’inclinazione ad opporsi a Dio. Con ciò essi non
negano che tale inclinazione non corrisponda al disegno originario
di Dio sull’uomo, né che essa, ponendosi
oggettivamente in opposizione a Dio e in contrasto con lui,
costituisca una lotta che dura tutta la vita ; riconoscenti per la
salvezza ricevuta per mezzo di Cristo, vogliono piuttosto affermare
che l’inclinazione ad opporsi a Dio non merita la pena di
morte eterna [17] e non separa il giustificato da Dio. Tuttavia,
quando il giustificato si separa volontariamente da Dio, non gli
è sufficiente ritornare all’osservanza dei
comandamenti, ma occorre che egli riceva nel sacramento della
riconciliazione il perdono e la pace mediante la parola di perdono
che gli è data in virtù dell’opera di
riconciliazione di Dio in Cristo (cfr. Fonti del cap. 4.4).

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